





Finora non ci avevo mai pensato ma devo confessare che l’idea di avere una pet slave m’intriga. Vi son state in passato delle ragazza che si son proposte ma erano un tipo di persone che a me non garba molto. Non amo le ragazze civettuole, maliziose e volgari. Dunque se dovessi prendere una ragazza per fare la mia gattina preferirei una ragazza dolce e tenera.
Nell’immaginario maschile spesso ho ritrovato la figura di questa donna fumatrice, forse una madre o una zia ( mi dicono in tanti che la zia è colei che avvicina di più il nipote al sesso) e che quest’atto di fumare lo trovano eccitante. Addirittura a certuni fa piacere persino avere la cenere buttata addosso oppure in bocca. Cosa che io trovo disgustosa. Comunque che sia nei loro desideri a me non interessa. Io non fumo e non ho intenzione di fumare solo per rispecchiare il ricordo di una donna megera del loro passato. No, non se ne parla proprio. Io non faccio mai ciò che si aspettano gli altri.
Amare Max non è mai stato facile, sempre difficile e doloroso, ma non ho mai pensato che non ne valesse la pena. Per me amarlo non è mai stata una scelta, avevo deciso che fosse inevitabile. Con Max avevo fatto quello che avevo giurato di non fare mai, mi ero allontanata perché non avevo garanzie, perché il lieto fine per noi non era assicurato. Max era l’unica cosa che avevo sempre desiderato, senza saperlo e, quando stargli accanto era diventato difficile, l’avevo lasciato andare invece di combattere per tenermelo stretto. Non era giusto. Io meritavo di essere amata ma anche di stare con lui e il suo amore, qualsiasi forma prendesse. Max era un ragazzo fuori dalla norma, non sarebbe mai stata come le altre storie. Però ci sarebbero sempre stati il dare e il ricevere, gli alti e i bassi e una passione che ci avrebbe bruciati entrambi fino al midollo. Quando in ospedale mi aveva chiesto ‘E se?’ avrei dovuto rispondergli che se me lo chiedeva allora era già così. Lo sapevo: mi amava ancora. Nessuno di noi aveva esempi brillanti di relazioni a distanza a cui attingere ma, nell’istante in cui mi aveva detto di volerci provare, avrei dovuto capire che era sicuro che potessimo farcela. Non ci aveva mai provato per nessuno. E alla fine ci siamo riusciti.
Mi arrabbio perché non riesco ad aprire i bottoni della sua camicia, le mie mani tremano, le mie dita sono maldestre, i miei pensieri impazzano nel mio cervello. Mi ha concesso di sfiorare il suo torace. Ho l’impressione di non essere più capace di far niente. Tremo troppo. Max invece è sempre padrone di sé, divertito dalla mia goffaggine, mi afferra con delicatezza i polsi nervosi e mi fa posare le mani aperte sul suo petto. Posso sentire il suo cuore che batte, forte e lento. Mi guarda con tenerezza, respira profondamente, quasi chiedendomi di imitarlo poi mi bacia sulle labbra per tranquillizzarmi definitivamente. Max mi circonda con le braccia, mi sostiene, mi stringe a sé. La luna illumina i nostri corpi aggrovigliati e solo lo sciabordio dell’acqua contro lo scafo copre i miei sospiri.